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Bruno Mars è ancora il golden boy del pop americano

Alle voci infamanti risponde con la musica: i duetti con Lady Gaga e Rosé sono da record.
Bruno Mars è ancora il golden boy del pop americano

Cosa hanno in comune i due singoli più streammati delle ultime due settimane a livello mondiale su Spotify? Bruno Mars. Un attimo prima è nello uno studio di un vecchio varietà televisivo a duettare con Lady Gaga su “Die with a smile”, la ballatona dal mood Anni ’70 frutto della collaborazione con Miss Germanotta, che da agosto ad oggi ha totalizzato su Spotify la bellezza di 825 milioni di ascolti complessivi. Un attimo dopo è su un set a suonare la batteria per Rosé, la popstar sudcoreana con la quale ha appena pubblicato l’irresistibile “APT.”, nella quale ad un certo punto si mette pure a rappare. Il videoclip ufficiale della canzone ha macinato su YouTube 260 milioni di visualizzazioni in due settimane, mentre su Spotify il brano ha sorpassato nell’ultima settimana la stessa “Die with a smile”, totalizzando in sette giorni 87 milioni di streams a livello mondiale. Pazienza che in entrambi i casi il suo non sia il nome principale associato al brano, ma che compaia solo dopo la scritta “featuring”: il Golden boy del pop a stelle e strisce degli ultimi quindici anni, 230 milioni di copie vendute tra album e hit come “When I was your man”, “Just the way you are”, “Locked out of heaven” e “Uptown funk”, è tornato. E si è ripreso immediatamente il suo scettro.

E pensare che fino a un paio di mesi fa Bruno Mars sembrava essersi disperso nel buco nero in cui finiscono le popstar destinate all’oblio: “Che fine ha fatto?”, ci si chiedeva, come se ci si fosse dimenticati - troppo in fretta - dei traguardi conquistati in una manciata di anni da Peter Gene Hernandez, questo il vero nome dell’artista, che negli anni d’oro qualcuno arrivò a definire addirittura come l’erede di Michael Jackson (etichetta ingombrante che è stata appiccicata addosso a chiunque, da Justin Timberlake a The Weekend). Fermo discograficamente al bellissimo “An evening with Silk Sonic”, il disco inciso nel 2021 insieme all’amico Anderson Paak sotto il nome di Silk Sonic, un tripudio di r&b, soul, funk e hip hop pluripremiato ai Grammy, prima di ricomparire a sorpresa accanto a Lady Gaga in “Die with a smile” l’artista hawaiano aveva fatto perdere tutte le sue tracce. Rintanandosi in un silenzio che non aveva interrotto neppure quando all’inizio dell’anno un’emittente televisiva statunitense, riportando le indiscrezioni di una fonte anonima vicina al cantautore, aveva lanciato accuse infamanti nei suoi confronti, sostenendo che Mars avesse contratto debiti per gioco d’azzardo per 50 milioni di dollari con l’MGM Resort di Las Vegas, tra gli hotel più grandi degli Usa, e che fosse costretto ad esibirsi nel teatro dell’hotel dal 2016 per saldare gli stessi debiti.

Mentre quelle voci si rincorrevano all’impazzata, lui - che a febbraio proprio a Las Vegas ha aperto un locale tutto suo, il Pinky Ring, club esclusivissimo dove di tanto in tanto fa qualche esibizione a sorpresa - se ne stava lì a lucidare i Dischi di diamante e di platino vinti negli anni, insieme ai 9 Grammy Awards. Quando poi ad agosto è uscita “Die with a smile”, il talento di Bruno Mars ha messo a tacere le chiacchiere. “Il talento di Bruno è inspiegabile. La sua musica e la sua visione sono di altissimo livello. Non c'è nessuno come lui”, ha detto del musicista Lady Gaga. Poi è arrivata “APT.”, la spiazzante collaborazione con la cantante delle Blackpink: Mars ha portato tutto il suo groove nel mondo sonoro dell’eroina del k-pop, tornando a strizzare l’occhio a un mercato, quello asiatico, dove è sempre andato forte, sin dagli esordi con “Doo-Wops & Hooligans”, il disco di “Just the way you are”, “Grenade” e “The lazy song”.

Intanto lo scorso giovedì ha conquistato un record su Spotify: con 120,8 milioni di ascoltatori mensili sulla piattaforma ha detronizzato The Weeknd, diventando l’artista con il maggior numero di ascoltatori mensili di sempre. I tempi sono maturi per l’uscita di un nuovo album, a otto anni dall’ultimo disco da solista “24K Magic”? Sembrerebbe di sì.

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